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LUNEDI' 29 AGOSTO

Alcuni bambini sono venuti anche oggi a trovarci, insieme alla loro famiglia, per salutarci al momento della partenza. A bordo di un matatu, abbiamo lasciato Siongiroi, direzione Nakuru. L'impatto con la città è stato sorprendente: dopo un mese di vita da villaggio, è stato curioso rivedere cose come una televisione, un semaforo o - Valentina quasi si faceva investire per raggiungerlo - un negozio di scarpe! Questa sera, finalmente, una doccia caldaaaaa!

 

MARTEDI' 30 AGOSTO

La giornata di oggi - ultima in Kenya del nostro viaggio - è stata dedicata per buona parte alla visita del parco nazionale presso il Lago di Nakuru. L'esperienza è stata simile alla visita del Masai Mara, ma con alcune differenze: anzichè gli elefanti, abbiamo visto gli eleganti fenicotteri bianchi e rosa ed i pellicani che si abbuffavano di pesce; abbiamo visto le zebre giocare fra loro e rotolarsi per terra, le giraffe brucare le cime degli alberi allungando i lunghi colli, i leoni letteralmente poltrire in cima ad una roccia dalla quale potevano sorvegliare la mandria di bufali, probabile pasto serale, come in una scena de "Il Re Leone". Anzichè un pic-nic con gli ippopotami, questa volta abbiamo fatto un pic-nic con le simpatiche scimmiette, che hanno preso di mira particolarmente Valentina: una le ha rubato una banana, un'altra le ha fatto la manomorta; hanno poi mangiato qualche poc-corn e bevuto mezzo bicchiere di coca cola. Sulla strada del ritorno, abbiamo visto alcuni macachi accudire i propri cuccioli, alcune scimmiette giocare sui rami degli alberi e quando eravamo quasi all'uscita la strada quasi completamente invasa dalle scimmie, che camminavano tranquille ed incuranti del nostro matatu. All'esterno del parco, le casette degli abitanti erano dipinte con i ritratti dei vari animali, ed i lampioni stradali avevano la forma di fenicotteri in volo.

Nel primo pomeriggio siamo andati al mercato di Nakuru, per comprare la frutta e gli ultimi souvenir. Enrico è stato nuovamente colpito dalla benedizione di Suor Jola ed è caduto in un tombino.

In questo momento in cui stiamo scrivendo l'ultimo capitolo del nostro diario, siamo in viaggio verso Nairobi, dove nella notte prenderemo l'aereo che ci riporterà in Italia. Fuori è buio, è notte, come era buio in quella notte di circa 4 settimane fa in cui la capitale del Kenya ci accolse. Il nostro primo impatto allora furono le persone che camminavano nel buio, per andare a lavorare. Nel riflettere sul senso dell'esperienza che abbiamo vissuto, ci rendiamo conto che le cose che abbiamo fatto - che a noi spesso sono parse del tutto ordinarie, normali, come passeggiare per la strada e fermarsi a giocare con i bambini più poveri, o entrare in un bar o in una capanna, o semplicemente parlare con le persone, sforzandoci di usare qualche parola in swahili o kalenji - per quanti abbiamo incontrato siano invece state speciali; non a caso molti, al momento dei saluti, hanno detto che noi per loro eravamo stati una benedizione; è tuttavia vero, secondo noi, anche il contrario: queste persone, che vivono nella povertà, ci hanno accolto con generosità e sempre con il sorriso sulle labbra; ci hanno fatto sentire amati, non c'è mai stato un momento in cui uno fra noi si sentisse solo, immaginate invece una vacanza a Parigi o a New York, chi vi viene incontro dicendovi "karibuni" o "welcome"? Chi vi considera persone speciali solo perchè siete lì in visita? Queste persone ci lasciano un tesoro da riportare in Italia, e non stiamo parlando dei pur tanti regali che ci hanno fatto; ci rimangono i sorrisi luminosi dei bambini che ci correvano incontro, gli abbracci che non volevano finire mai, gli sguardi delle persone, in particolare di quelle che sono venute a salutarci ad uno ad uno in chiesa l'ultimo giorno a Siongiroi. Sono quegli sguardi, quegli abbracci, quei sorrisi, che "rivedremo" nella nostra quotidianità, e sarà questo probabilmente il nostro mal d'Africa, quell'impossibilità di sentirsi compresi, accettati, in una società che non ti capisce ma spesso solo ti usa e ti giudica. Quanta differenza con la gratuità delle emozioni che abbiamo sperimentato qui... E' probabile che al nostro ritorno molte delle cose che possediamo ci appariranno inutili, che ci sentiremo ricchi per quello che abbiamo, qui abbiamo imparato a lavarci i denti con un bicchiere d'acqua e vederla scorrere abbondante nel lavandino ci farà sicuramente effetto; sapremo chiudere il rubinetto per non sprecarne troppa? Anche questa è una domanda che ci stiamo facendo mentre viaggiamo verso Nairobi. Forse sì, ed allora è proprio nei gesti della nostra quotidianità, nei comportamenti che adotteremo con il nostro prossimo, che forse andrà ad inserirsi l'eredità di questo tipo di esperienza; se per gli abitanti di Siongiroi la nostra semplice presenza è stata una benedizione e semplicemente stando in mezzo a loro siamo stati, nel nostro piccolo, chiesa missionaria, se in questa maniera noi siamo stati per loro, come ci hanno detto, "segno della presenza di Dio", allora è nostro dovere sforzarci di essere missionari nelle nostre città alla stessa maniera, con la testimonianza della nostra vita.

Nel concludere, desideriamo ringraziare quanti prima della nostra partenza hanno contributo alla raccolta del denaro da portare in dono alla parrocchia di Siongiroi o in qualsiasi altro modo ci abbiamo dato una mano rendendo possibile la realizzazione del nostro viaggio. Un ringraziamento speciale va a te, amico lettore, che ci hai seguiti pazientemente sino a qui, pagina dopo pagina. Se la nostra testimonianza ti ha fatto venire voglia di partire per l'Africa, ti diciamo una sola cosa: metti da parte i dubbi sulle difficoltà che dovrai affrontare, saranno tante, a partire dalla più divertente (le strade dissestate); ma in cambio scoprirai un mondo che nessuna parola, neppure le nostre, saprà mai comunicarti fino in fondo, e che ti resterà per sempre nel cuore.

 

All'esperienza missionaria di Siongiroi 2011 hanno partecipato:

Daniela Fiorito, l'interprete

Daniela Romano, la nutrizionista

Enrico Beccaria, l'aggiusta tutto benedetto

Marie-Claire Canepa, regista

Maela Giorgino, tecnologa multimediale

Renato Amatteis, che ha scritto il diario

Serafino Lia, fotografo ufficiale del gruppo

Sonia Caraci, colei che ride sempre

Suor Jola Plominska, mtakatifu benedicente

Valentina Martone, l'amica degli animali

 

APPENDICE (un ricordo da parte di Padre Christopher)

E' arrivato il momento di concludere il programma con i nostri missionari di Torino. Desidero fare un breve commento sul programma svolto. L'esperienza coi voi è stata meravigliosa ed importante. Io, i miei parrocchiani ed in particolare i bambini della nostra scuola primaria e secondaria abbiamo imparato molto da voi, toccando attività scolastiche ed extra-scolastiche, senza trascurare la dimensione spirituale. Tutto ciò è stato svolto attraverso la proiezione di film, lezioni in classe, omelie di Suor Jola, condivisione dei giochi... Ognuno di voi è stato una importante risorsa per il programma. Concludo dicendo che dovremmo vivere ricordandovi, ricordando la vostra umiltà, pazienza, semplicità, perseveranza, apertura di cuore, coraggio nella fede, generosità... Sole due righe per apprezzare la vostra venuta e tutto quello che avete offerto e chiedere a Dio di benedirvi e di dare a noi la capacità di fare buon uso di tutti i vostri contributi nella scuola e nella parrocchia nel suo complesso. Inoltre vi ringrazio per i palloni, le divise da calcio, le penne, i libri, i colori, il proiettore, il computer, i film e particolarmente per la vostra stessa presenza. Vi ringrazio anche per la vostra volontà di aiutare i nostri poveri bambini studenti attraverso il sistema delle adozioni a distanza. Dio vi benedica e vegli su di voi, sulle vostre famiglie e sui vostri amici.

Kwaheri na karibuni tena (Arrivederci e benvenuti ancora).

Ci mancherete. Padre Christopher Rotich

 

 

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