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IL CAMPO DI HOLLY E BENJI (lun 3 agosto)

Il lunedì apre una nuova e imprevedibile settimana. Una parte del gruppo capeggiata da Chris (the King of savana) raggiunge e scopre le infinite bellezze del masai mara. Il restante gruppo affronta la giornata tipo presso la scuola Siongiroinese. 

Oltre all'attività formativa con gli studenti l'elemento chiave della giornata risulta essere "el clasico" football match brevemente descritto in seguito. 

h. 13.30: arrivo all'Holy Family Stadium (stadio di proprietà dell'A.S.Iongiroi) 

Condizioni climatiche ideali per un grande spettacolo calcistico: sole allo zenit, 37 gradi all'ombra (inesistente) e abbondante crema solare per i pochi bianchi presenti sul terreno di gioco. 

Il pubblico ovviamente é quello delle migliori occasioni: un numero indefinito di animali da monta quali mucche e asini raglianti rendono lo stadio una bolgia! 

Campo in perfette condizioni: i 7 colli di centro campo sono stati abbondantemente innaffiati nel pre-partita dal passaggio delle belle lavanderine con secchi strabordanti. 

Dimensioni del campo variabili tra primo e secondo tempo, con una media di 257 m di lunghezza per 153 m di larghezza, con un'area totale di 39.321mq. 

 

h. 14.00: squadre disposte sul terreno di gioco pronte per l'inizio del match; dopo un attento controllo delle porte e soprattutto delle traverse l'arbitro fischia l'inizio della partita. Dopo un avvio molto confuso di entrambe le squadre, in cui i "footballer" inseguono senza un senso la sfera, si abbandona lo stile di terza categoria finlandese per passare ad un calcio champagne degno delle migliori partite di champions league. 

In particolare si mettono in evidenza i seguenti giocatori: 

Alberto "capitan TOTTI": nonostante il recente infortunio al ginocchio indossa la maglia da titolare; il suo raggio d'azione non supera i 20 mq, ma ci delizia con giocate d'altri tempi e passaggi illuminanti poco capiti dal resto della squadra (sará un problema di lingua o di colore?!) 

Fabione Quagliarella: dopo un inizio tutt'altro che reattivo realizza una tripletta e decide che per lui la partita si può concludere così! Uniche altre azioni degne di nota sono i frequenti cambi di fascetta per i capelli! 

Edo "Kamil Glik Glik Glik Glik": il marchio di fabbrica del rinvio ignorante si contraddistingue anche in terre lontane, in cui l'ignoranza in ogni caso regna sovrana; nonostante tutto con lui la difesa non traballa mai! 

Lollo "Benni Benassi": dei bianchi é il più giovane (e si vede nettamente); timoroso nei contrasti ma carico di foga agonistica, soprattutto nei confronti dell'arbitro e dei compagni poco altruisti; valutazione comunque sufficiente considerando il difficile impatto con uno stadio e un pubblico del genere. 

h. 14:48: dopo il primo tempo regolare e soli 3 minuti di intervallo sanciti dall'arbitro le due squadre sono pronte a riprendere la sfida. Cambio inaspettato tra le fila della squadra ospite: l'arbitro del primo tempo si scopre essere il famoso terzino della squadra dei rossi, lasciando la divisa giallo canarino ad un perfetto sconosciuto apparso dal nulla. 

Tale arbitro, utilizzando il fischietto a mo di ciuccio da poppante, si rivela un perfetto incompetente: fuori-giochi inesistenti e calcioni impuniti sono all'ordine del giorno. Supera se stesso quando decide di assegnare 50 minuti di recupero per un totale di 140 minuti di gioco: sette strappi muscolari, 5 svenimenti e carenza di ossigeno per più di metá dei giocatori! 

Ovviamente la stanchezza é tanta, ma come fermarsi di fronte all'invito in una tradizionale capanna africana?! Come finora avvertito la condivisione risulta essere un momento centrale della nostra esperienza, ancor di più nell'africano stupore alla nostra affermazione: "elefanti e leoni in italia non esistono, abbiamo solo i cani e i gatti, e nemmeno tutti" .

 

  

FORSE SI TRATTAVA DI VIVERE LA VITA COME UNA FESTA, COME HO VISTO IN CERTI POSTI DELL'AFRICA (mar 4 – mer 5 agosto)

"Forse si trattava di vivere la vita come una festa, come ha visto in certi posti dell'Africa". 

Da questa frase parte il diario di questi due giorni, una frase che racchiude lo spirito di questa terra, della gente che la vive. Dal 27 di luglio siamo stati ospitati da tante famiglie, amici e parenti di padre Christopher e alla fine di ogni giornata lo stupore e la gratitudine per questo luogo cresce dentro di noi. 

Martedì, dopo l'attività svolta a scuola sul senso del gusto (con un importante intervento di sensibilizzazione all'igiene orale)  

 

siamo stati accolti nell'ospedale di Siongiroi, una piccola struttura adibita a dispensario di farmaci, ma con un importante reparto di maternità, basti pensare che sono calcolate addirittura 110 nascite al mese!! È stato inoltre istituito un protocollo di prevenzione per l'HIV per i bambini che purtroppo nascono da mamme malate, sottoponendo i nascituri ad una terapia per eliminare il virus. I casi per ora sono una quarantina e riuscire a seguire puntualmente i piccoli dopo la nascita è ancora uno scoglio da superare, ma rimane comunque un successo per una realtà così complicata. 

La giornata di mercoledì è stata ricca di emozioni e ci siamo riempiti gli occhi con i colori di Kericho, il paese della famiglia di padre Christopher. Dopo un viaggio sulla terra rossa che ci ha fatti sobbalzare e rimpiangere i treni regionali per circa 3 ore, ci accoglie un paesaggio rurale dove si coltivano ananas e banane. Dopo il pranzo, gentilmente preparato da Nancy, amica di Chris e fondatrice di una scuola privata, ci dirigiamo verso il villaggio di Kericho e il paesaggio cambia totalmente: distese di the verde si espandono a perdita d'occhio ed è così bello da commuovere quelli dalla lacrima facile. 

 

Un mare verde che ci fa venire voglia di tuffarci e Paolo, da papà premuroso, scherza dicendoci di asciugarci bene per non prendere freddo e di far attenzione alle meduse. 

La strada alla volta di Kericho ci fa addentrare nelle piantagioni di the e di eucalipto e ci teletrasporta in un luogo che sembra lontano dall'Africa dei leoni e della savana, e dalla Mao forest si alzano nubi cariche di pioggia, pioggia che a Torino avrebbe scatenato le nostre ire, ma mai tanto amata e venerata come in questo luogo. 

La famiglia di Chris ci accoglie con un abbraccio caldo in questa terra così fredda e umida e ci invita per mangiare. Come durante il pranzo, anche nella cena si respira un clima di festa e di famiglia che raramente capita di trovare a casa di persone che non si conoscono. Le loro benedizioni per il nostro arrivo, il loro benvenuto, ci scaldano e riempiono il cuore e solo dopo aver consumato il pasto ci chiedono di presentarci, servendo il loro cibo a perfetti sconosciuti. 

Inoltre ieri è stato l'ultimo giorno in terra africana per i nostri compagni di avventura Irene e Fabio, salutati e abbracciati per circa tre giorni dal gruppo e dalla scuola con canti, regali e preghiere. In loro abbiamo trovato amici, fratelli e con la loro partenza ci sembra di rimanere un po' più incompleti, ma li penseremo con l'augurio che questa esperienza possa donargli la capacità di gestire il tempo senza ansia in perfetto stile africano. Safari njema rafiki!! 

 

Africa è la terra rossa e il cielo azzurro. 

Africa è il vento fresco e pungente che ti sfiora scendendo dall'aereo. 

Africa è la gente che ti sorride di risposta al tuo saluto. 

Africa è il suono delle voci dei bambini che risuonano nel villaggio. 

Africa è pensare di essere importanti per qualcuno. 

Africa è il mio posto nel mondo. 

Curiosità: viaggiare sicuri in Kenya. 

Il lunghissimo viaggio da Siongiroi a Kericho è stato affrontato a bordo di un folcloristico matatu: stretti in un minuscolo spazio vitale, percorriamo strade da montagne russe che, a causa delle buche, ogni chilometro ci fanno temere di rimanere a piedi nel nulla. Indimenticabile il ritorno in cui l'autista si perde e gira a caso per un'ora e mezza nelle piantagioni di the. Per la pioggia la strada è impraticabile e la macchina slitta in piano, in salita e in discesa: scopriamo che anche in Kenya esistono le giostre. Imboccando più volte strade sbagliate, il guido tenta salite e manovre in retromarcia, talvolta riuscendo nell'impresa. Disperato, suona il clacson per svegliare qualcuno che ci dia indicazioni. Miracolosissimamente troviamo un cristiano che ci indica la strada ed al bivio tra Bomet e città sconosciuta, gira per la città sconosciuta. Per l'alta densità dei passeggeri con problemi intestinali nel bus l'aria è irrespirabile e i vetri sono irrimediabilmente appannati, ma non sembra essere un problema per l'autista che impavido (o forse in fase rem) guida in contromano. 

 

L'ESSENZIALE E' INVISIBILE AGLI OCCHI (gio 6 agosto) 

SIONGIROI. 

Dopo il bel giro di ieri e le avventure sul matatu, oggi è proprio vacanza! 

Seguendo alla lettera l'ordine dato dal nostro Father "domani relax, riposate, hakuna matata", nessuna sveglia e nessun impegno urgente. 

Sarà "perché non ci sono i genitori ", dice qualcuno, o sarà per il sole caldo, l'arietta frizzante, le mucche al pascolo e i galli canterini, non lo sappiamo, ma oggi abbiamo respirato tutto a pieni polmoni! 

Qualcuno inizia la giornata con una doccia, qualcuno con qualche accenno di ginnastica, altri costruendo un fantastico pallone e buttandosi tra i bimbi che ci aspettano sempre lungo la staccionata e appena ci vedono iniziano con il loro coro di "ciao, ciao, ciao". 

Oggi ci hanno regalato una pannocchia, loro, tanti e con pochissimo cibo. Ci fa sempre una strana impressione vederli mentre mangiano quelle loro bustine di integratori " per bambini denutriti". 

Questo è stato il nostro buongiorno!! 

Più per golosità che per fame a pranzo ci coccoliamo mangiando due ananas, le più dolci e succose del mondo! 

Tutto quello che questa terra ci offre è sempre gustoso, pieno, vero, riempie i cuori e alleggerisce le anime. 

Il pomeriggio è stato qualcosa di straordinario. Abbiamo invitato tutti i bambini nel nostro giardino e con la musica, gli scooby doo e acqua per tutti è stata proprio una festa! 

Già, acqua per tutti... Perché invece che cibo o regali ci hanno chiesto acqua da bere. 

Anche qui siamo rimasti spiazzati dalla loro semplicità. 

Sembrava una festa di compleanno tra amichetti che se la spassavano alla grande ballando senza sosta e noi, che senza dirci troppe parole, eravamo lì tutti insieme a gestire anche le situazioni più confusionarie con una straordinaria collaborazione e complicità! 

Per concludere, non avevamo nessuna torta, ma un pezzo di banana per ciascuno degli invitati.. Perché con la pancia un po' piena si sorride meglio! 

La pioggia che sta arrivando non ci spaventa ma forse è meglio per i più piccoli non prendere troppo freddo, si torna quindi a casa e non smettono di ringraziarci, "kongoi, kongoi"! 

Nessun addobbo, nessun regalo, niente torte nè bibite.. Ma è stata la festa più ricca e colma a cui abbia partecipato. 

L'essenziale stupisce ancora! 

Curiosità: 

Dopo aver curato Cheryot che aveva una spina nel piede da quattro mesi, la voce si è sparsa e non manca il giorno in cui qualche ferito ci viene portato timidamente dai suoi amici. Disinfettante, cerotto e due coccole rimettono subito in piedi i nostri pazienti. Ma oggi abbiamo toccato livelli inverosimili da vero ambulatorio. 

Kiprotich vuole partecipare ai balli, ma appena Rossi lo prende in braccio si lascia andare perché invaso da una febbre che gli toglie tutte le forze. Termometri, acqua fresca, copertina e nanna non bastano. 

Quando la mamma, Massi, torna dal mercato, lo porta dal "dottore" e ci lascia il piccolo bebè Kibet. Per la serie "non ci facciamo mancare nulla", non ci spaventiamo davanti ad emergenza pipì, cambiamo il piccolo che non ha mai provato l'esperienza di una salvietta umidificata, ma è evidentemente piaciuta! 

Massi torna con il referto del medico, ormai si è creato una rapporto di grande stima e fiducia nei nostri confronti, vuole solo metterci al corrente che le hanno dato degli antinfiammatori e anche lei non smette di ringraziarci, presto andremo a trovare il piccolo sperando che si rimetta presto!  

CRONACA ESTERA 

Dopo una notte tranquilla trascorsa presso la parrocchia di Kericho, il gruppo in trasferta formato da padre Christopher, Paolo, Isa, Fabio, Monica e Irene parte molto prima dell'alba alla volta di Nakuru. Durante una "breve sosta" di un'ora e mezza facciamo di tutto... 

Colazione con annessa carrambata, incontro a sorpresa con Judy e Massi ex studentesse della Holy Family 

Visita guidata della scuola professionale di economia, cucito, cucina 

Viaggio in matatu di linea verso il centro per acquisti dell'ultima ora 

Check-up completo della nostra auto! 

Haraka haraka ripartiamo poi per l'aeroporto attraversando il Nakuru park e la Rift Valley dove inaspettate zebre allietano il nostro lungo percorso. 

Ma alle soglie di Nairobi la situazione si fa critica, tutte le auto del continente sembrano essersi materializzate nell' huhuru street..... Una, anzi 5 immense rotonde ci separano dal sospirato check-in. Nonostante lo stantman Chris azzardi sorpassi quasi su due ruote per dribblare venditori di giornali, gigantografie di Obama e rumenta varia oltre che matatu stracolmi e piki piki incontrollati, l'aeroporto sembra sempre troppo lontano. Arriviamo al terminal 1C mezz'ora prima della partenza dell'aereo di Irene e pur precipitandoci al desk riceviamo la tassativa informazione che l'imbarco è oramai chiuso e nonostante le suppliche di Isa e la rabbiosa impotenza di Irene viene comunicato che l'aereo è oramai decollato con una ventina di minuti di anticipo: a dimostrazione del fatto che il tempo qui è un concetto inutilizzabile! 

 

La situazione si risolve con l'acquisto di un nuovo biglietto con la compagnia che utilizza Fabio: Irene se proprio voleva viaggiare con Fabio poteva dirlo prima! Nel frattempo Stefano arrivava senza nessun comitato d'accoglienza, anche questa, cosa molto strana per l'Africa, mentre Chris chiudeva l'auto con le chiavi all'interno. Pertanto un muzungu ed un kalengin si improvvisano maldestri scassinatori di automobili dotati di strani attrezzi a forma di uncino per riaprire il portellone della loro stessa auto, ignari di essere sotto la compiaciuta sorveglianza delle forze dell'ordine locali. 

 

Finalmente imbarcati i giovani e abbandonato lo stress, la rappresentanza old della combriccola tanto per cambiare si rimette in viaggio: destinazione Eldored presso la diocesi del nostro amico italo/africano don Richard. Previsione d'arrivo? Hakuna matata e che Dio ce la mandi buona! 

 

LIFE IS SWEET (ven 7 agosto) 

SIONGIROI 

Le attività alla scuola continuano alla grande. I ragazzi e i bambini sono sempre entusiasti e nonostante i differenti orari riusciamo ad organizzare il tutto. Oggi l'occupazione principale è stata la distribuzione delle lettere ai bambini coinvolti nel progetto delle adozioni. La parte più bella è stata vedere i volti increduli e sorpresi dei bimbi per tante attenzioni. Erano entusiasti e volevano rispondere subito così abbiamo dovuto supportare i più piccolini, mentre i più grandi erano totalmente indipendenti. Felici di aver potuto collaborare con il progetto, non vediamo l'ora di poter consegnare le lettere alle tante famiglie che le aspettano. 

CRONACA ESTERA 

Quella notte, Dio ce l'ha mandata buona, e siamo arrivati a Nakuru dove abbiamo trovato riposo presso un "modesto" hotel con doccia calda e salsicce fresche. 

Per non perderci nessun minuto di questo viaggio partiamo alle 5, anticipando il sole: dobbiamo seguire i programmi intensissimi degli ormai europei Padre Chris e Don Richard e arrivare puntuali alle 8 per l'incontro con il Vescovo di Eldored. 

Ripartiamo poi haraka haraka per un nuovo, lungo, viaggio attraverso un diverso, spettacolare, paesaggio: "fra intervalli di vento e terra rossa" circondata da distese di valli e colline verdi e cielo azzurro che ci fanno pensare a quanta fantasia avesse Dio quando ha creato tutto ciò.

  

I nostri appuntamenti sono tantissimi, ma non lo sappiamo ancora. Arriviamo forse in tarda mattinata a Itel, home of champions, cioè terra originaria dei grandi maratoneti kenioti, per visitare Father Walter, che ci accoglie calorosamente con chai e sorrisi. 

Ma il bello deve ancora arrivare. La nostra grande meta è Kapsowar per visitare la scuola costruita grazie al contributo dei parrocchiani di Maria Regina Mundi ed all'amicizia fraterna con don Richard! 

Riprendiamo il nostro viaggio ma improvvisamente la strada principale viene deviata per lavori in corso; forse più per farci vivere appieno LIFE IS SWEET, ci ritroviamo a "continuare per questi pochi chilometri sempre pieni di ostacoli e baratri da oltrepassare, sapendo già che fra un attimo ci dovremo di nuovo fermare". 

Infatti durante la lunga circumnavigazione della montagna che ci separa da Kapsowar, ad un tratto un camion guasto ci impedisce di proseguire, quindi Chris, forse sapendo che ci aspettavano già da alcune ore, azzarda il superamento dell'ostacolo uscendo di strada con due ruote che rimangono impiantate in un fosso e slittano nel fango non permettendoci più di uscire. Nel giro di poco tempo allora si materializzano attorno a noi uomini e forti braccia muniti di pietre e corda per farci ripartire: "da qui passeranno tutti, o non passerà nessuno perché l'ultimo che passa vale come il primo: LIFE IS SWEET" veramente!

 

Vedi Il video di "Life is sweet" cliccando qui. 

Ma le sorprese di oggi devono ancora cominciare: intravediamo da lontano la scuola e già sentiamo le voci di tanti e tanti bimbi e famiglie che cantano: '"we are happy to stay with you", ci accolgono e ci vestono con collane ed abbracci! Ma quanti sono?!! 

In stile sempre meno africano ci presentano un foglio con dettagliatissimo programma della festa organizzata per noi, il fatto che ci aspettassero da 3 ore è solo un dettaglio. Si parte subito con la celebrazione della Messa animata da balli e coro di altissimo livello che ci strappano le lacrime. 

Il fulcro della giornata è girato attorno alla visita della scuola: abbiamo gustato con forte emozione e proprio coi nostri occhi ciò che è stato realizzato con le tante offerte raccolte presso la parrocchia Regina Mundi rispetto al progetto presentato da don Richard: le fondamenta, le aule, i banchi, il tetto, le finestre per le sette classi già avviate. Siamo testimoni e abbiamo raccolto più e più volte il "GRAZIE AMICI DI NICHELINO!" accompagnato alla richiesta del contributo per portare a termine la costruzione.

 

Ignari che ci stessero aspettando in tanti, tantissimi, da parecchie ore, ripartiamo per Chesoi, dove questa volta ci abbracciano la parrocchia di origine e la famiglia di don Richard. 

Al termine di questa giornata abbiamo la netta sensazione che neppure Obama abbia ricevuto tanta attenzione quanto questi quattro comuni Kalenjin muzungu!

 

RITMO AFRICANO (sab 8 agosto) 

SIONGIROI 

Durante il mattino di sabato continuiamo l'attività organizzata per tutta la scuola, il tutto è stato allietato con tanti nuovi canti italiani che loro apprezzano sempre tantissimo. Poco prima di pranzo un gruppo di ragazzini attira la nostra attenzione con suoni di percussioni molto coinvolgenti. Ci avviciniamo e non possiamo non rimanere stregati da Denis, il genio del ritmo, che non perde un colpo semplicemente con un bidone e un pezzo di legno, e da tutti gli altri che grazie al loro talento si fanno invadere dalla musica e muovono ogni singolo muscolo a tempo. Tentano di insegnare qualcosa anche a noi muzungu, con scarsi risultati, ma non per tutti perché scopriamo una grande dote ritmica in Rossella. Anche oggi l'Africa ci ha fatto ballare l'anima.

 

CRONACA ESTERA 

Il gruppo old trascorre la giornata di sabato interamente in viaggio verso Siongiroi. Questi giorni sono stati una vera missione: tanti momenti di preghiera e testimonianza presso diverse comunità ci hanno reso consapevoli di essere Chiesa nel mondo! 

CRONACHE DALL'ITALIA 

Irene tornata a casa ci scrive: "Ohana significa famiglia. Nessuno deve essere lasciato indietro o dimenticato. Beh. In questi giorni io mi sono sentita davvero così, accolta da un gruppo che è stata una sorta di seconda famiglia. In fondo gli amici sono un po' i parenti che ti scegli". 

 

SMISURATA PREGHIERA (dom 9 agosto)

Oggi è Domenica e al pari della scorsa settimana ci attendono due celebrazioni eucaristiche: una in parrocchia e l'altra in una delle trenta Chiese collocate nei dintorni di Siongiroi che Father Christopher segue come parroco.

Più volte ci siamo trovati a condividere il fatto che Domeniche come queste, qui in Africa, sono davvero vissute come il giorno del Signore: le persone ci accolgono e ci accompagnano con i loro abiti più belli, proprio perché questo non è un giorno come gli altri, almeno per loro non è così, prima nei fatti che nelle parole.

Già in altre occasioni abbiamo parlato delle contraddizioni e delle bellezze di questo luogo, di quanto siano così contestuali gli opposti e di quanto sia smisurato tutto (dalla pioggia alle stelle, dal freddo della sera al caldo del giorno, ai colori, alla presenza di bambini e di giovani, all'accoglienza che ci viene riservata in ogni angolo di questa terra).

E così ci viene facile pensare a quanto sia "Smisurata Preghiera" tutto ciò!

È una Smisurata Preghiera questa Messa liturgicamente rigorosa e perfetta.

Qui in Africa, ora, ieri e sempre, tutto è smisurato, tutto è un continuo contraltare di opposti: è stupendo osservare come la timidezza delle ragazzine si trasformi nel travolgente e inarrestabile ballo e canto a squarciagola (mai come solisti ovviamente), quasi come per far sì che il Signore proprio non possa fare finta di nulla, non possa proprio dire: "non Vi ho sentite".

Ed è smisurata preghiera assistere ad un prete che chiede alle persone durante la predica: "a te, alla tua vita, cosa dice questo Vangelo?". E' osservare l'alzarsi dai banchi di un fedele qualsiasi per pronunciare il suo grido del cuore, dove "qualsiasi" non significa assolutamente anonimo.

E poi a sorpresa ("altrimenti passereste il tempo a pensare a cosa dire e non a pregare e a lasciarvi guidare dallo Spirito Santo" dice Christopher): "Venite Isabella e Monica - soprattutto loro, ma anche Silvia e Sara e Rossella, o Miriam o Carola o Edoardo o Lorenzo o Alberto, Stefano, Paolo - dite voi qualcosa all'assemblea, aiutatemi perché le persone si stufano di sentire sempre me... E forse voi potete fare meglio di me".

Qui nessuno si sente fuori posto, imbarazzato: smisurata anche questa incosciente serenità nell'affrontare un'assemblea di fedeli di 300 persone e obbligarsi a cercare parole semplici; senza contare che sono persone che si accostano alla Parola di Dio attraverso la mediazione costante di tre lingue: inglese, swahili, kalengjin; e con noi anche in italiano (con traduzione simultanea ai fedeli di Chris).

Non diteci che questa non sia una cosa smisurata, vivere in diretta in una Chiesa Globale.

Qui ci viene facile dire: "c'è proprio bisogno di vivere la possibilità che esista una Chiesa così perché da noi è tutto più freddo, lontano, distaccato, frettoloso".

Oppure: "oggi, con tutta la mia storia di fede fatta di corsi e ritiri e formazione e animazione e campeggi estivi mi sento piccola di fronte alla semplicità e alla grandezza della loro fede".

Ed è su queste riflessioni che nascono i contraddittori: "la nostra realtà non è questa e noi torneremo in Italia e dovremo tenerne conto".

Ma di fronte ad un Offertorio come quello che si vive qui con questo popolo, di fronte alla fila dei fedeli che dona per la Comunità ciò che può (banconote ma anche monetine, riso, grano, uova, farina, galline vive, zucche, mais) la commozione è palpabile perché vedi nei fatti che è ancora possibile vivere una Chiesa essenziale e radicale. 

 

"Con tutto quello che ricevo, che cosa posso restituire, cosa posso donare loro?".

Ecco la categoria del "fare" prendere il sopravvento!

Ecco farsi largo il pensiero dal dare e avere!

Ci pensano però due signore anziane, con le orecchie dai lobi ciondolanti e dilatati all'impossibile (rito tribale, pegno d'amore siglato nella propria carne, in giovinezza), a restituirci la categoria dello smisurato: "grazie perché siete qui. Grazie, Signore, perché ci hai fatto il dono di queste persone che sono venute da lontano, hanno affrontato prove faticose per incontrarci, per venirci a parlare di Te. Siano sempre i benvenuti tra noi". Per loro ciò che conta siamo proprio noi, la nostra presenza!

E diventa Smisurata Preghiera anche il Padre Nostro interminabile, i canti rigorosamente guidati con una perizia fuori dal comune ("solo così si comprende che utilità abbia qui, ma soprattutto a cosa serve in questo villaggio, un uomo che conosca il linguaggio della musica, gli spartiti e intoni il coro sussurrando le note di quattro voci, come i monaci nei monasteri"), la preghiera dei fedeli (le persone raggiungono spontaneamente l'altare uscendo dal proprio posto, per offrire all'assemblea la loro preghiera).

Tutto qui!

Un augurio allora: che possiate anche voi un giorno poter osservare e soprattutto vivere questa "Smisurata Preghiera"; soprattutto se vissuta e predicata da persone come Father Christopher, un prete che viaggia davvero in "direzione ostinata e contraria" come canta De Andrè: perché solo chi è ostinato, determinato e concreto, può andare controcorrente (Papa Francesco l'ha detto a Torino) per vivere un amore smisurato, un amore senza misura come quello che prova per questa gente, per noi, per il Signore, per la Chiesa.

Solo così può affiorare nei fatti l'amore senza misura che Gesù ci ha offerto e che chiede di donare secondo le proprie disponibilità, proprio come fanno questi nostri amici! 

 

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